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CHIESA E CONVENTO DI S. FRANCESCO D'ASSISI (OGGI DELL'IMMACOLATA). .

Fu uno dei primi conventi fondati dai francescani.
Il padre Maestro Filippo Cagliola dello stesso ordine lo descrive antichissimo e rimanda la data al 1235, come dimostrava la vecchia lapide rifatta nel 1846 e che ancora si legge sull'architrave della porta maggiore della chiesa, chiamata oggi comunemente dal popolo "dell' Immacolata":



D. O. M. Aedem hanc Seraphico Patri aedificatam a. 1235 vetustatem dirutam non degeneres filii refecerunt an. 1846.

Il suo fondatore fu fra Paolo da Venezia, uno dei primi compagni di S. Francesco, che pervenne in Sicilia, morì in Militello carico di santità e di anni, mentre si completava la fabbrica di questo convento. Narra la cronaca che fu assassinato per furto da due malviventi nelle stanze dell'antico ospedale S. Michele divenuto poi sede della Confraternita degli Angeli Custodi. Fu sepolto nel nuovo convento da lui fondato, ma non se ne conosce il luogo, sconvolto dagli uomini e dai tempi. Vi fiorirono il P. Vincenzo Campisi, Leonardo Asmetteo, Bernardo Russo, Ludovico Fazio, storiografo militellano.
Il P. Pietro Rodolfo nel secondo libro della storia francescana, edito nel 1585, è concorde ad attribuire a fra Paolo, detto il Veneziano, la fondazione di questo convento nell'anno 1235. anzi aggiunge che fra i 19 conventi della provincia Siracusana questo di Militello occupava per dignità e priorità l'ottavo posto con il seguente ordine: Siracusa, Noto, Caltagirone, Lentini, Ragusa, Scicli, Modica, Militello, etc...
Oggi è quasi completamente distrutto: esisteva il chiostro fino a quel 1908, anno in cui cadde. La chiesa, invece, restaurata nel 1846 è in buone condizioni statiche. Essa subì nei secoli vari restauri e non si trova più nulla delle antiche strutture gotiche e rinascimentali. Esiste solo la vecchia porta cinquecentesca del convento con l'arco a tutto sesto nel muro di levante. Da una vecchia lapide riportata dal Carrera, si sa che don Matteo Favara, nel 1603, restaurò a proprie spese dalle fondamenta la chiesa e la cappella della Vergine Immacolata. In essa si venera una statua dell'Immacolata, il cui culto fu diffuso dai padri conventuali. Un' altra cappella che andò distrutta insieme all'immagine fu quella dell'Ecce Homo la cui testa impressa nella tela, si trova presso i Padri Cappuccini. Il Carrera attribuisce a questo convento due quadri del Paladino, famoso pittore toscano e uno dei più eccellenti che visse in Sicilia nel primo quarto del secolo XVI: uno rappresenta S. Carlo Borromeo in atto di orazione, attentato dal Farina degli Umiliati; l'altro le Stimmate di S. Francesco. Il chiostro era affrescato con episodi della vita di S. Francesco. Questo convento era situato in un luogo abbastanza ameno per la sua prospettiva naturale, quantunque discosto dall'abitato. Aveva sotto la verdeggiante valle di Loddiero, di fronte il piano di S. Barbara e le colline di Viagrande, più lontano si vedono i monti di Bucchieri, Chiaramonte e Monte Rosso, ad oriente le terre di Scordia, il biviere di Lentini ed in fondo il mare. Questo convento, ai tempi di D. Fabrizio, doveva essere trasferito entro la citt&agrvae; rimovendolo dalla vicinanza dei Cappuccini, ma per diverse ragioni non si venne mai ad eseguire il disegno. Alcune vestigia di paramenti ed argenteria dopo la soppressione sono una pianeta settecentesca ricamata in seta ed oro, un paramento in broccato d'oro ed argento, un ricco ostensorio d'argento con magnifici ceselli settecenteschi, rappresentanti le 3 virtù teologali, un calice d'argento e uno stellario del 1718. L'altare maggiore è dedicato all' Immacolata, con un altare rivestito in vetri ed una bara dorata, dentro cui si venera una magnifica statua seicentesca. La prima cappella a destra è dedicata a S. Giuseppe da Copertino, patrono degli studenti, la seconda a S. Carlo Borromeo col quadro dipinto dal menzionato Paladini nel 1612, la terza a destra è vuota. La prima a sinistra contiene un vecchio quadro del miracolo di S. Antonio, che risuscita un morto per provare l'innocenza del padre; la seconda è dedicata a S. Antonio di Padova e vi si venera una statua antica di legno; la terza di S. Francesco d'Assisi. Lo stile interno della chiesa è ionico con volta arabescata a pannelli verdi e stucchi. L'abside ha una magnifica calotta simmetrica sormontata all'apice dal nome di Maria. Sopra il muro di ponente si trovano ancora due antiche campane del vecchio campanile che, caduto nel 1693, non fu più ripristinato. Nella chiesa è altresì sepolto Francesco Laganà Campisi, fondatore dell'Asilo Infantile e patriota militellano.
Oggi, il patrimonio pittorico, gli arredi e le sacre sculture, si trovano custoditi presso il Museo S. Nicolò, per sottrarli all'incuria e al pericolo di furti o incendi.

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